BAKHITA VISITATA DALLA SUA CHIESA
I VESCOVI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL SUDAN E SUD SUDAN
IN PELLEGRINAGGIO A SCHIO PER AFFIDARSI A S. BAKHITA
Bakhita continua a donarci situazioni sempre nuove in cui non solo come sorelle canossiane ma tutta la comunità di Schio è chiamata ad essere coinvolta. Se lo scorso anno il conferimento fattole della cittadinanza onoraria ce l’ha fatta sentire scledense, quest’anno la visita dei vescovi della sua terra, venuti come pellegrini per incontrarla dove ha vissuto e si è santificata, ce l’ha ridonata quale sorella universale e ponte tra noi ed il mondo che in tanti fratelli si fa nostro prossimo.
Dopo lunghe ore di attesa dei prelati, che dopo la visita Ad Limina ed il saluto a Papa Francesco fatto offrendogli in dono una gigante pala d’altare raffigurante s. Bakhita, dopo dieci ore di viaggio, eccoli giungere a digiuno, presso la loro connazionale e salire festosamente l’altare. Alcuni di loro avevano dovuto rinunciare al viaggio per malori sopraggiunti a Roma, ma il loro cuore era qui. Undici le presenze che rappresentavano la delegazione della Conferenza Episcopale del Sudan e Sud Sudan. Tra loro c’erano anche due sacerdoti che studiano a Roma, uno dei quali aveva organizzato il viaggio. Un’equipe di volontari che presso la casa parrocchiale aveva imbandita la tavola a festa per accogliere i prelati con esultanza, alle 16.00 ha trasferito presso le canossiane il ristoro per i pellegrini d’eccezione portando le pentole del pranzo e tanta voglia di accelerare quell’arrivo. Riccardo si mise sulle loro tracce cercandoli all’uscita dell’autostrada ed intorno a Schio. Altri li guidavano con indicazioni telefoniche. Ed arrivarono infine, dopo oltre quattro ore di smarrimento!
Ma la gioia di essere giunti fece dimenticare gli appetiti del corpo e furono accolti, già all’esterno, da mons. Lorenzo Zaupa, vicario del vescovo Beniamino Pizziol, venuto per rappresentarlo, il parroco don Mariano Ronconi ed altre autorità unitamente a diversi fedeli. C’era il sindaco Valter Orsi con alcuni membri della giunta, gli ex sindaci Luigi Dalla Via e Giuseppe Berlato Sella, insieme a Gianfrancesco Sartori, presidente del Comitato Bakhita Schio Sudan, ed altri membri dello stesso Comitato.
Saliti in Chiesa, ciascuno degli ospiti si presentò. Ci sembrava di viaggiare in un altro mondo sentendo i luoghi di provenienza, i compiti di ciascuno. Venne il nostro turno, m. Mariuccia Donghi espresse il benvenuto, ricordando la presenza di Bakhita in questa casa ed il suo amore per l’Africa. Il vicario del Vescovo ricordò don Antonio Doppio e don Giacomo Bravo, i nostri sacerdoti volati in cielo dalla loro terra, vincolo sacro di comunione. Don Mariano espresse la gioia dell’accoglienza e l’apertura del cuore verso chi soffre e fugge per trovare libertà. Il sindaco Orsi ricordò il conferimento della cittadinanza e l’operato del Comitato Bakhita Schio Sudan di cui il Comune e la Parrocchia sono sostenitori. Per don Antonio Doppio e don Giacomo Bravo era l’intenzione di quella prima Messa tra noi. Ci sorpresero per la loro delicatezza e li sentimmo vicini col cuore. Non mancò la commozione.
Tra i fedeli c’era chi conosceva il delegato per Renk, il luogo dove il Comitato ha attivato i propri progetti, tra mille difficoltà, per l’allontanamento dei volontari a causa della guerra, e la mortificazione di non poter realizzare pienamente quanto sognato. Ebbene, dopo la Messa era bello vedere che certi prelati avevano già degli amici che li volevano intrattenere.
Quella prima sera, l’Hotel Schio, per interessamento di don Mariano, ha offerto alla delegazione episcopale l’unico pasto del giorno con la consapevolezza del dono loro dato di accogliere tali ospiti. L’indomani, puntuali per la s. Messa domenicale, hanno voluto scusarsi per l’ansia dell’attesa da noi vissuta il giorno prima. Hanno ringraziato p. Charles che si era prodigato per loro, e con la loro profonda pace ci hanno testimoniato come le guerre si superano con la pazienza e l’amore. Più volte hanno descritto l’esperienza del perdono dato da Bakhita ai suoi rapitori e padroni violenti, tanto da affliggere la sua carne con ferite e dolori. Solo il cristianesimo offre il perdono, ci hanno detto, per questo s. Bakhita è la santa di cui la Chiesa del Sudan ha bisogno.
Incredibile, il loro dono alla Chiesa di Schio è stato un tamburo! Ci hanno spiegato che il modo di suonarlo può invitare a raccolta per una riunione o ad allontanarsi per un pericolo. A noi l’hanno dato per gioire nella celebrazione della nostra fede, quel dono che s. Bakhita ha ricevuto giungendo tra noi e che la rese capace di perdonare, di lodare il Signore per quanto le era accaduto.
L’amore di Bakhita per il suo popolo sembrò farla sentire loro ancor più vicina: “aveva labbra tremanti ed occhi lucidi nel sentir raccontare delle loro sofferenze”. Conservava nel suo tableau (medaglia apribile) la preghiera dei suoi Primi Voti: “Come vorrei volare tra la mia gente, per dire a tutti l’amore del Signore…” Invitava i bimbi a farsi missionari perché il suo popolo era buono ed avrebbero accolto Gesù. A Pio X, che la esaminò prima di emettere i Voti religiosi a Venezia aveva chiesto come poteva aiutare la sua famiglia, il suo popolo. Lui le spiegò che se una religiosa prega ed offre il Signore sa come far loro giungere l’aiuto necessario. Fu lui poi a chiedere che Bakhita fosse trasferita in un’altra casa per vivere una vita raccolta. Papa Francesco al n° 32 dell’esortazione Gaudete et Exsultate indica Bakhita come santa che ci rende più vivi e più umani perché la santità ci fa “arrivare ad essere quello che il Padre ha pensato quando ci ha creato… Ci libera dalla schiavitù e ci porta a riconoscere la nostra dignità… perché Dio e non l’uomo è il vero padrone di ogni essere umano. Questa esperienza divenne fonte di grande saggezza per questa umile figlia d’Africa” commenta Papa Francesco.
Un toccante stupore ed un sincero grazie è stato il sentire espresso dai presenti.
Ci è stato consegnato questo dono, il libro che raccoglie le testimonianze di chi l’ha conosciuta in mezzo a noi conferma come, ancor oggi, i giovani possano trovare in lei il segreto della vera felicità. Alla prossima camminata del 6 ottobre ne ascolteremo i consigli per realizzare il sogno che Dio ha anche per noi.
Sor. Maria Carla Frison a nome della Comunità canossiana.