RIAPERTURA DELLA
CHIESA DEI CATECUMENI A VENEZIA
DOVE COL BATTESIMO S. BAKHITA
E’ DIVENTATA FIGLIA DI DIO
Molto atteso il 17 novembre 2018 per l’annunciata riapertura della chiesa dei Catecumeni a Venezia, culla della fede e inizio della vita religiosa di s. Giuseppina Bakhita.
Alle 10.00 l’inizio della celebrazione eucaristica.
Mentre Bakhita era ancora in vita, con la riorganizzazione dell’Istituto canossiano in provincie, dal 1936, il luogo è stato affidato alle suore Salesie.
Per preparare l’evento della riapertura, m. Laura Maier è stata invitata a presentare s. Bakhita presso l’Istituto in Rio Terrà dei Catecumeni, ora sede di una scuola dell’infanzia ed un collegio universitario.
Se m. Laura fu colpita dall’ascolto di giovani che scoprivano in modo nuovo s. Bakhita, m. Mariuccia e m. Maria Carla, presenti alla riapertura ufficiale del luogo sacro, sperimentarono un ‘fiume’ di esultanza per il grande evento, che rinnovava la gioia di s. Bakhita vissuta per il suo battesimo. Sembrava che le pareti ne trasudassero la memoria del giubilo vissuto per la libertà acquisita il 29 novembre 1889 ed il battesimo il 09 gennaio 1990, giorno scelto dalla Chiesa di Venezia per farne memoria. Questi due momenti furono per s. Bakhita come un tornante che apre a nuovi orizzonti. Nella chiesa, vicino all’altare ora c’è il crocifisso da cui Bakhita attinse la forza di non lasciarsi attirare dagli affetti terreni – sicura però di ritrovarli in Cielo – ed il Battistero, nel suo posto originale, a destra della porta d’entrata, ora protetta da una bussola di vetro che permette al passante di guardare e vedere più che il biancore delle pareti restaurate ed intonacate, quello del volto di Madre Moretta che illumina tutti col suo sorriso.
Targhetta alla base del Crocifisso.
Bakhita sorride vicino al battistero.
Abbiamo portato da Schio un dono a nome di s. Bakhita: un crocefisso giunto a noi dalla sua terra d’Africa raffigurante la Trinità, il dono pieno del Battesimo, della confermazione e dell’Eucaristia, sacramenti che la fecero sentire stupita per l’amore con cui Dio stesso l’aveva resa sua figlia.
M. Anna Favaron della comunità di Venezia.
M. Mariuccia mostra il dono offerto da Schio e dalla Chiesa d’Africa insieme a M. Maria Carla Frison.
Il Crocefisso donato posto nel battistero.
Il Crocefisso posto sull’altare all’offertorio con i ciclamini, per dire il grazie di s. Bakhita per essere divenuta Figlia di Dio.
L’evento si è concluso con un rinfresco che ci ha permesso di salutare suor Paola, la m. generale delle Salesie, la superiora della casa sr. Livia e sr. Aurora, originaria della zona di Schio, che recentemente ci ha visitate.
Siamo state accompagnate a rivedere altri luoghi della casa: il parlatorio dove Bakhita fu dichiarata libera e dove lei fu sostenuta dallo sguardo al Crocefisso posto ora in chiesa. La cappella della Madonna della Salette dove Bakhita si consacrò come figlia di Maria, la scala a chiocciola che conduceva ai piani superiori…
Per tutto, anche a nome di s. Bakhita, il nostro grazie al Signore per la gioia dei fedeli, giunti anche da Schio in quel giorno e della Chiesa di Venezia che nel celebrante e chierici presenti rappresentava il Patriarcato e la comunità del seminario. I seminaristi, lo sappiamo bene per la testimonianza di mons. Zinato – già vescovo di Vicenza che la vide da “piccolo seminarista” – che ricorda rapporti storici di familiarità con la comunità dei catecumeni e con l’Istituto delle Salesie a cui è stato passato il testimone della grazia che da quel luogo, per la santità di Bakhita e lo zelo di chi l’ha istruita ed accompagnata poi a compiere i primi passi nella vita religiosa, si è riversata nel mondo, donandocela da Giovanni Paolo II sorella universale, da Papa Benedetto testimone di Speranza, da Papa Francesco patrona delle vittime di ogni schiavitù e di coloro che operano per la loro liberazione.
Sor. Maria Carla Frison
Schio 30 novembre 2018