M. Luciana Comparin
ha raggiunto S. Bakhita in Cielo
Dopo 34 anni vissuti in Brasile
per dieci anni ha accolto i pellegrini a Schio
Sona (VR) 22 maggio 1947 – Schio (VI) 1 gennaio 2020
“Sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore” (Rm 14,8)
Nel 2016, m. Luciana celebrò il suo 50° di vita religiosa. In quella circostanza, essendo appena giunte in comunità nuove sorelle, fu la prima ad iniziare a raccontarci qualcosa della sua vita ed oggi, alla sua partenza definitiva, il nostro cuore torna a quei racconti, a quelle foto con cui ci illustrava i 34 anni di vita spesi in Brasile per scoprire il filo d’oro della presenza di Dio nel dono immenso di una persona a noi cara, come sorella, madre, consolatrice, catechista, formatrice, sognatrice ed amica dei poveri.
Primogenita di cinque fratelli, è nata a Sona (VR) il 22 maggio del 1947. Si è sempre sentita investita di responsabilità sia in famiglia che nella vita missionaria spesa in Brasile e anche a Schio, dove nel santuario di santa Bakhita ha donato gli ultimi 10 anni di vita. Nel 2009 rientrò in Italia, per curare il male con cui lottò fino alla fine per lasciarci il 1 gennaio 2020, festa della Madre di Dio.
A 19 anni era entrata nel noviziato missionario di Vimercate. La sorella Mariarosa ricorda che, essendo il nonno l’economo della casa, per evitare difficoltà nel prepararsi il corredo richiesto Luciana cercava lavori extra. Raggiunto il suo scopo, anziché concedersi una sosta di vacanza prima di entrare, mandò la sorella al suo posto mentre lei, pur in montagna, lavorava ancora per guadagnare qualcosa.
Già allora, sembravano a lei congeniali situazioni di frontiera che esigevano creatività ed iniziativa, da quelle di Nuova Ostia, tra i baraccati di Roma insieme a m. Elide Bianchini, prima della sua partenza nel 1975 per il Brasile, dove fu spesso protagonista di nuove fondazioni o mandati apostolici.
Così ce ne parlano i fratelli: «Forte, ma anche fragile, tenace e laboriosa. Eri già così quando, appena adolescente aiutavi la mamma ad accudire la nonna inferma e a crescere noi che siamo venuti dopo di te. In seguito, frequentando il corso per catechiste, hai sentito dentro di te il desiderio di dedicare la tua vita ad una famiglia più grande, quindi sei entrata nel noviziato delle Figlie della Carità Canossiane a Vimercate.
Ricordiamo ancora, come fosse ieri, il giorno della tua partenza per il Brasile; oltre ad una notevole quantità di materiali, portavi con te l’entusiasmo di chi, finalmente, vede coronato il suo sogno: poter testimoniare la tua fede attraverso il servizio ai fratelli in terra di missione.
Avevi già sperimentato, nella periferia di Roma, quelle realtà difficili dove le persone vivono spesso ai margini della società. Dopo quella esperienza, ti aspettavano le grandi periferie del Brasile, dove le situazioni erano ancora più estreme e dove i diritti e la dignità delle donne e degli uomini venivano facilmente calpestati.
Blumenau, Santos, Araras, Ilhabela, Campinas sono i luoghi che hanno conosciuto la tua instancabile opera e il tuo servire senza riserve e senza risparmio di energie.
Attraverso la tua opera volevi che le persone si sentissero parte di una comunità e questo lo perseguivi mediante le varie attività pastorali rivolte a varie categorie di persone ed anche adoperandoti per l’edificazione di due chiese a Blumenau e a Ilhabela, affinché le persone avessero un luogo dove ritrovarsi e sentirsi valorizzate.
In un mondo tutto piegato verso l’individualismo, tu hai scommesso la tua vita sulla comunità come luogo e modo di operare di Dio. Innanzitutto la comunità canossiana che hai voluto abbracciare fin da giovanissima e poi la comunità delle persone verso le quali eri chiamata a prestare il tuo servizio. Comunità e servizio sono i valori che hai sempre portato con te e che trasparivano ogni volta che ritornavi dal Brasile, quando i momenti che trascorrevamo insieme erano pieni dei tuoi racconti e delle tue esperienze.
Dopo 34 anni di missione sei tornata in Italia, assegnata alla comunità di Schio, dove hai svolto il tuo servizio nel Santuario di S. Bakhita, per divulgare la sua opera e il suo carisma ai molti pellegrini che vi giungono.»
In Brasile rivestì più volte la responsabilità di superiora o consigliera provinciale. In missione la chiesa conosce il fervore degli inizi e m. Luciana ci ha spesso comunicato la vivacità della ministerialità laicale ed ecclesiale in cui era immersa. Parlava ai catechisti negli stadi, agiva in luogo dei sacerdoti là dove non giungevano; aveva pregato ed amato la Parola, l’aveva spezzata tanto che, quando nel 2009 rientrò in Italia per curare il male con cui lottò fino alla fine, portò con sé un ‘corredo’ di stoffe colorate utili per tutti i tempi liturgici. Erano la sua pennellata di colore sul tavolo di comunità intorno alla Parola di Dio, in Chiesa quando opportuno, e noi con lei respiravamo il vento dello Spirito che sempre rinnova con la sua presenza.
Diceva M. Luciana: “Qui a Schio è lei – Bakhita – il nostro datore di lavoro, è lei che ci impegna alacremente e poi ci offre delle brevi pause, per riprenderci dall’intensità spirituale vissuta nel rivivere con altri la sua vita di luce diventata fiamma ardente di umile amore per i piccoli.”
P. Giovanni Vantini, comboniano che fece ricerche storiche per ambientare gli eventi vissuti da Bakhita, era un suo parente. Da lui aveva ereditato anche un sentire ‘familiare’ per Madre Moretta che, a Schio, è donata come Vangelo vissuto e la sua vita si trasforma in annuncio per tutti!
Quando m. Luciana celebrò il suo 50° di vita religiosa aveva appena superata una temuta chemio terapia, gli anni successivi sono stati un dono fatto a lei ed a noi tutte. Sentivamo allora di aver ricevuto una grazia e che Bakhita stessa ne godeva.
Continuano i fratelli Comparin: «In questo ultimo periodo della tua vita, nonostante la salute stesse progressivamente abbandonando il tuo fragile fisico hai fatto il possibile per restare nella tua comunità vicino alle tue consorelle. E quando ormai il male ti aveva assalito in maniera irreversibile, la tua sofferenza era certo per il dolore fisico, ma anche perché accettavi a fatica l’idea che gli altri dovessero prendersi cura di te e non viceversa.
Ora che sei nella comunità dei risorti assieme a mamma, papà e Rita aiutaci a seguire questo cammino di amore, condivisione e servizio e dal cielo continua a proteggere tutti noi.»
Continua la comunità di s. Bakhita, da cui m. Luciana è partita per l’ultimo viaggio:
«In questo momento la nostra memoria ci porta ai tanti momenti belli vissuti insieme. Tante sono state le occasioni, vissute in questa Casa, in cui lei ci provocava: momenti intensi di preghiera, giornate di gioia e di festa, riflessioni e discussioni appassionate; incontri con ragazzi, pellegrini, Fratelli e Sorelle laici canossiani… sempre trovava il modo per porre alla Comunità la domanda: “Ma noi, cosa facciamo per le vocazioni, per far conoscere il Signore e per riconoscerlo nei poveri?” Sempre e comunque, in modo esplicito o velato, emergeva la sua unica passione: far conoscere il Signore che si lascia riconoscere nel volto dei poveri.
Ha cercato di attuarla con tutte le forze nella terra brasiliana dove ha speso le sue energie più belle per i poveri, i giovani, i catechisti. M. Luciana contribuì a formare catechisti, operatori pastorali percorrendo il Brasile in tutta la sua estensione. Lo ha fatto infine qui, a Schio, tramite l’accoglienza di migliaia di pellegrini che venivano da Bakhita, in parrocchia nella Catechesi, nel Consiglio Pastorale, nella Caritas.
Il far conoscere il Signore è stata la sua ragione di vita e il suo impegno quotidiano.
Grazie carissima M. Luciana di quello che sei stata e che ci lasci: ora che finalmente vedi il volto di Colui che insieme alle tue consorelle hai tanto amato e annunciato, ottienici dal Signore il coraggio di essere in questo tempo di profondi cambiamenti, annunciatori e testimoni credibili del Signore.
I tempi cambiano ma, come anche tu dicevi: il Signore resta e solo in Lui c’è speranza.»