IL CONFORTO DELLA PRESENZA DI S. BAKHITA
“Pronto Soccorso” in incidenti, guarigioni fisiche e spirituali, una storia di famiglia
Essere testimoni di chi racconta la presenza di s. Bakhita nella propria vita è un privilegio unico. Non mi era mai accaduto di ascoltare tante grazie tutte insieme, questo il frutto della familiarità con santa Bakhita, accolta come dono di Maria SS., e sentita partecipe delle gioie e fatiche quotidiane da una coppia di sposi.
Da tempo E. e V. quando sostano presso s. Bakhita per confidarsi con lei e ringraziarla ci raccontano di sperimentarne l’assistenza continua, per il figlio più giovane in particolare, ma anche per loro stessi, per il lavoro e problemi dei loro conoscenti.
Da una vicina di casa E. aveva conosciuto s. Bakhita e desiderava l’occasione per incontrarla. Accadde che, all’interno del santuario della Madonna dell’Olmo a Thiene, casualmente, trovò un’immagine di s. Bakhita, avvertì l’urgenza di soddisfare il suo desiderio e così venne a incontrarla a Schio.
Fu quello l’inizio di un’amicizia di vitale importanza per la famiglia. A s. Bakhita E. e V. cominciarono ad affidare le loro difficoltà, a chiedere consiglio, spesso mediato dalle sorelle canossiane addette all’accoglienza e all’ascolto di chi giunge al santuario. M. Candini, M. Laura, M. Luciana, M. Rinella sono le persone che nel tempo hanno donato loro pace.
Ma una volta, dopo aver ceduto l’attività di cui era socio, dovendo continuare a condurre l’impresa V. viveva una situazione non meno gravosa della precedente per il doversi relazionare con le stesse persone con cui già lavorava. Lui stesso ci racconta: «Ero in preghiera presso s. Bakhita, per confidarle lo sviluppo della situazione quando mi si avvicina una suora di colore, non mi conosceva ma mi ha detto: “Come stai? Vedrai che adesso le cose sono sistemate!”». Qui la commozione di V. ci ha donato una lunga pausa.
Gli feci il nome di sr. John Mary (Johanna Maria Mabaraza) ora a Vimercate. Probabilmente era lei. Si trattava di una persona bassa, che poi non rivide più. Fu quello il momento di svolta di una situazione estremamente penosa tanto che, negli ultimi due anni, lo stress lo faceva alzare al mattino già con un senso di vomito.
Dopo quella visita gli è rimasta la consapevolezza di una parola giunta o ispirata dalla stessa Bakhita, in un momento grave, e del conforto e guarigione che ne derivò.
Il motivo scatenante del racconto, proprio oggi, è stato – invece – un grave incidente del figlio accaduto nel maggio 2020, poco dopo la sospensione del lock-down causato dal Covid-19.
Dopo un turno di lavoro ilfiglio E., viaggiando solo in auto, si era unito ad amici e, lungo la strada, chi lo seguiva vide infrangersi la sua auto contro un pilastro della luce che, piegandosi sul veicolo, lo distrusse. L’airbag si aprì per l’impatto ma E. uscì dai rottami senza un graffio, perfettamente incolume. A testimonianza della gravità dell’incidente ci è stato consegnato un frammento ritrovato dell’auto, fatta poi rottamare.
Anche nel 2016, dopo un incidente in moto si pensava che, sempre E., potesse perdere l’uso delle gambe che non sentiva più. Il papà, invocando s. Bakhita, seguì l’ambulanza fino a Vicenza dove i medici del Pronto Soccorso erano già stati allertati, si temeva il peggio per emorragie interne. Ed ecco, all’arrivo a Vicenza, il papà comprese subito che Bakhita, ancora una volta, era intervenuta per soccorrere il ragazzo che reagiva al solletico dei piedi, prova inequivocabile che le gambe avrebbero potuto essergli ancora utili.
Non era questa la prima volta che Bakhita aiutava Edoardo. A quattro anni aveva ingoiato uno spillo con la capocchia colorata. I genitori, avendo saputo – solo a cena – di quanto era accaduto nel pomeriggio, lo accompagnarono di corsa al Pronto Soccorso. La gastroscopia non aveva rilevato nulla, mamma e papà invocavano S. Bakhita ed estraendo il canotto per esplorare l’apparato digerente uscì anche lo spillo!
Sembrerà strano, ma questi genitori temono perfino di dover incomodare troppo s. Bakhita, perché raccontano di sentirsi sempre esauditi, non vorrebbero disturbarla troppo per sé stessi.
E mentre li ascolto io sento e penso che proprio in questa mancanza di pretese è la loro forza, unita a una fede umile e serena che non pretende miracoli ma vive un’amicizia divina di cui ci si fida e che a s. Bakhita dice soltanto: “Tu sai quando e come…”
A conferma dei miei pensieri un ultimo racconto.
Una preghiera esaudita per un vicino di casa, figlio di una signora che li aveva informati della gravità in cui versava il figlio all’ospedale di Schio, ricoverato per l’infezione di bubboni che, periodicamente, si manifestavano in varie parti del corpo. Partiti insieme per visitare il giovane che rischiava una setticemia, V. chiese alla moglie di precederlo all’ospedale mentre lui sostava a S. Bakhita per affidarle il malato. Ripartito, sapeva di averla alle sue spalle (fisicamente il santuario è alle spalle dell’ospedale per chi vi si dirige). Quando arrivò gli fu annunciato che il giovane non aveva più la febbre, quel problema era stato superato!
Sor. Maria Carla Frison
Schio 07 marzo 2021