VISITA MISSIONARIA → BELGIO … SUD SUDAN via SCHIO
P. Stefaan Lecleir incontra Bakhita nei volti del suo popolo.
Lo scorso 7-9 luglio 2021 p. Stefaan Lecleir giungeva a Schio dal Belgio dopo aver tradotto il “diario” di s. Bakhita in fiammingo. Da storico desiderava verificare informazioni, confrontarsi, visitare i luoghi di s. Bakhita per ripercorrere i suoi passi. Desiderò giungere fino a Venezia, per incontrarla anche ai Catecumeni, la casa del suo battesimo e scelta di vita religiosa. “Bakhita non racconta idee ma fatti e questi sono la storia”, ecco una delle sue osservazioni di apprezzamento per il modo conciso in cui Bakhita si esprime nelle memorie, lasciando trapelare il suo cuore innamorato di Gesù e la scelta di appartenergli. A Schio gli sono stati mostrati i documenti originali, i manoscritti da lei dettati e recenti ricerche circa la persona a cui M. Bakhita narrò i suoi ricordi nel 1910…
Durante il nostro conversare, p. Stefaan mi fece vedere nel cellulare il permesso di visitare il Sudan, era contento di poterci andare sperando di dare quanto lui stesso aveva ricevuto, e capiva che Bakhita l’avrebbe accompagnato, era forse il dono più bello che desiderava portare.
Lascio a lui la parola dal Sud Sudan dove ora si trova.
«Prima di partire per Yambio, una diocesi rurale ad oriente del Sud Sudan equatoriale, ho trascorso qualche giorno a Schio. Mi è stata presentata la mostra permanente in cui si trova la stanza del transito di Bakhita. In archivio ho visto il bellissimo quaderno del 1910 che racconta la storia della sua vita, e molta documentazione su questa speciale santa sudanese. Non solo ho pregato santa Bakhita insieme alle sorelle canossiane ma ho portato con me molta documentazione, incluse preghiere e reliquie per contatto da offrire alla gente del Sud Sudan.
Non è stato facile arrivare a Yambio. Ma dopo che il piccolo aereo è atterrato sulla pista sabbiosa, mi sono sentito immediatamente come se fossi tornato in Africa.
Yambio è una piccola città. Il suolo è marrone-rossiccio e tutto è verde in questa stagione delle piogge. Si vedono solo piccole case, negozi molto modesti e se si guida un po’ più a ovest sulla strada principale, si arriva al cuore pulsante della chiesa locale.
Sono ospitato nella casa del vescovo dove vivono anche altri sacerdoti, seminaristi e giovani. Ci si sente benvenuti, sia a tavola che nella cappella dove c’è un’eucaristia mattutina. Gli abitanti di questa provincia parlano zande, arabo e inglese. Nella residenza del vescovo, la liturgia è in inglese, nella parrocchia è anche nelle altre lingue. Le persone qui sono molto tranquille e amichevoli. I canti in chiesa sono vivaci.
I credenti possono anche essere molto modesti. L’ho notato quando sono stato ospite a casa dei nostri vicini per una messa, un piccolo convento di cinque suore. Ho scoperto che i suoni morbidi possono provenire anche dal piatto e dal tamburello. Le suore si prendono cura delle ragazze dei villaggi, spesso madri molto giovani che non possono prendersi cura dei loro figli. Hanno anche una scuola materna dove a volte si occupano di 50 bambini per classe. Hanno molto spazio per piantare e vivere del loro raccolto: arachidi, banane, tapioca, limoni, patate e spinacci ed altro. Si vedono polli e capre ovunque. A volte anche in mezzo alla strada.
Il vescovo, Mons. Eduardo, ha studiato a Roma ed è stato spesso a Schio. È impegnato nella costruzione di una basilica: un centro di pellegrinaggio in onore di Santa Bakhita. È una grande sfida, perché sarà la prima grande chiesa ad essere costruita qui. Qui si vede molta gente all’eucaristia, ma difficilmente una chiesa. Il 15 agosto, circa tremila fedeli si sono radunati con il vescovo sotto un grande riparo perché non c’è ancora davvero una cattedrale. In molte parrocchie la messa viene celebrata sotto gli alberi di mango, all’aria aperta.
La grande sfida nella società e anche nella Chiesa è la fede nel futuro. Questo richiede pace. In passato, i sudanesi hanno dovuto spesso fuggire dalla violenza. Ho incontrato molti sacerdoti che hanno trascorso circa cinque anni in un campo profughi in Africa centrale. In uno di essi era stato istituito un seminario minore.
Poiché questa regione è stata tranquilla per molto tempo i bambini possono tornare a scuola. Per ora, circa il 70% della popolazione non è ancora istruita e tre quarti della popolazione non ha accesso alle cure mediche. Le ragazze diventano madri molto giovani.
Uno di questi giorni, abbiamo guidato molto al di fuori della città. Siamo giunti a Gangura, una parrocchia 30 km a sud di Yambio e vicino al confine con il Congo, dove la diocesi ha inviato un sacerdote esperto in una nuova parrocchia che sta nascendo nel luogo.
Mi è stato permesso di pregare con loro e di parlare di santa Bakhita con i bambini; la sua vita è davvero fatta per questi bambini poiché si vede nei loro occhi che simpatizzano con l’angoscia della giovane schiava. Bakhita stessa ha sperimentato che i bambini sono particolarmente sensibili alla storia della sua fuga e alla protezione di Dio attraverso tutti i pericoli. A Schio molte testimonianze mi hanno confermato in questo, gli anziani che la conobbero da bambini la ricordano ancora.
Posso dire che qui ho conosciuto meglio Bakhita attraverso le storie della sua vita che sembrano fatte per quello che la gente qui sta vivendo ora. Inoltre, la natura e le abitazioni e la vita familiare sono ancora come Bakhita stessa le descrive. Ma soprattutto, la si può trovare nei volti di queste persone. C’è così tanta dolcezza nel loro sguardo. E tanta attesa.
La chiesa è molto viva ed estremamente povera a causa dei decenni di guerra e della povertà del paese. Al momento l’insicurezza è dovuta alle tensioni interetniche. Gli insegnanti nelle scuole e le infermiere negli ospedali non possono più essere pagati per mancanza di fondi. Le Nazioni Unite restano qui per i programmi alimentari, la sicurezza e la protezione dei bambini. Il tasso di prostituzione infantile e di HIV (AIDS) è uno dei più alti al mondo, insieme a tubercolosi, malaria, lebbra, … Solo il 30% ha accesso all’assistenza sanitaria o è scolarizzato.
Non c’è da stupirsi che la situazione di Bakhita sia così ben compresa da questo popolo.
Sto scrivendo questo racconto di notte, quando il generatore si è ammutolito e si sentono solo i suoni dei grilli. Quando si possono quasi sentire le stelle muoversi. Ringrazio il Signore per la fede di queste persone, anche per la loro pazienza. Prego che possano continuare a sperare. Qui si vede tanta gratitudine per ogni piccolo segno di speranza.»
P.Stefaan Lecleir,
Yambio 18/19 agosto 2021
Foto del testo:
- Stefaan incontra i bimbi che si radunano nella casa del vescovo.
- Le casette sono quelle di una famiglia di Gangura. Al tempo di Bakhita, la casa non era di pietra e rotonda ma l’idea è la stessa: la famiglia ha 2, 3 o 4 case e tra di loro uno spazio aperto dove si riuniscono, mangiano, lavorano, …
- Casa del sacerdote in Gangura, vicino ai confini del Congo.
- Una delle strade, polverose col caldo e fangose nel tempo delle piogge. Quest’albero può essere considerato l’equivalente del baobab presente nel Darfur, la regione in cui nacque Bakhita, ora nel sudovest del Sudan.
- I grilli che friniscono nella notte ci fanno sentire a casa sotto ogni cielo.
Grazie P. Stefaan per averci portati con te nella terra di s. Bakhita.
Le nostre preghiere ti accompagnano.