VENITE ADORIAMO IL BAMBINO GESÙ
LUCE E SALVEZZA
DELL’UMANITÀ!
MESSA DEL GIORNO DI NATALE – C
Gv 1,1-18 (forma breve 1,1-5.99-14)
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
FECONDATI DA DIO!
Dio, tu Dio, di infinito e di eternità,
di ignoto e di potenza, eccoti sulla nostra terra
a misura della nostra umanità!
Eccoti nella nostra carne, sotto i nostri occhi,
nel nostro corpo, toccato dalle nostre mani,
nel nostro spirito e nel nostro sangue,
sentito dalle nostre orecchie!
Eccoti a misura nostra, a nostra debolezza,
a nostra dimensione e nel nostro tempo:
la carne della nostra umanità
è, definitivamente, la carne di Dio.
Ormai tutto ciò che ferisce l’umanità
ferisce la carne di Dio
e l’umanità vivente diventa la gioia di Dio.
Le nostre paci, le nostre guerre, i nostri odi,
i nostri amori, le nostre disperazioni,
le nostre gioie, le nostre cadute
e il nostro lento risalire,
i nostri sogni e la nostra morte
e i nostri incerti futuri sono, ormai, la carne
nella quale Dio si è incarnato!
Fecondati da Dio, di che cosa avremo paura?
IL VANGELO VISSUTO DA BAKHITA
Gv 1,8.12-14.17
«Le suore apprezzavano sempre di più la vita virtuosa di M. Bakhita, tanto che [lei stessa] ebbe a dirmi che “Madre Maria Fabretti diceva che io bevevo la dottrina”. […] Provava come un senso profondo di indegnità di fronte alla paternità di Dio. Era così profonda nella dottrina cristiana, da esserne molto più edotta di noi che nella religione cristiana siamo nati. […]
La Serva di Dio mi diceva di non aver parole abbastanza [per] ringraziare il Signore della grande grazia della vocazione. Aveva scelta la vocazione perché aveva conosciuto il Signore e quella era la sua via.»
(Antonietta Filippin fdcc, Positio, 4a, §534-535, pag. 235-236)