DON MAURIZIO CANCLINI
IN MISSIONE CON BAKHITA
«Mi sento come un ponte con la gente, una porta aperta verso il mondo»
Don Maurizio Canclini, fidei donum al Foyer Saint Paul di Kinshasa nella Repubblica democratica del Congo, ha raccontato a Radio Marconi la sua esperienza in Africa.
Don Canclini, nato a Besozzo il 9 giugno 1960 e ordinato sacerdote nel 1985, si è soffermato sulla consapevolezza che ha maturato nel ruolo di fidei donum: «È bello che una Chiesa possa sentirsi in comunione con altre Chiese e che si possano incontrare dei cammini diversi per vivere insieme questa comunione, che dà respiro. Dopo 10 anni di vita oratoriana sono andato in Zambia dove ho vissuto un’esperienza molto bella, sono rientrato e ho lavorato alla Barona come parroco. Poi mi è stata ancora data la possibilità di ripartire nel 2015 per questa esperienza in Congo che non so quanto durerà. L’Africa mi ha preso il cuore, però è stato bello anche il rientro in Diocesi. Ho la consapevolezza di sentirmi un ponte con la gente, le parrocchie che mi hanno da sempre seguito e quelle che incontro di nuovo. Inoltre, coinvolgo persone che possono venire in missione, è per loro una finestra che si apre, che dà aria, che dà luce anche alla nostra Chiesa di Milano».
Don Canclini ci tiene a citare l’Arcivescovo: «Abbiamo da lui un esempio bellissimo, ci ha visitato da Vicario generale ed è già venuto una seconda volta come Arcivescovo. Con il suo stile dice che crede a una Chiesa veramente universale. La bellezza di sentirci una famiglia ha senz’altro ispirato il Sinodo minore “Chiesa delle genti”. Questa apertura la Chiesa ambrosiana l’ha sempre avuta. Sono stato inviato fidei donum da Martini dove già Montini aveva aperto la missione».
Don Canclini ha confidato che quando rientra a Milano vede tante chiusure e paure. «Allora farebbe bene a tutti tenere questa porta aperta – ha affermato -. Sono passati tantissimi giovani italiani in missione, è per loro un’apertura di cuore e di testa». Un ultimo pensiero per la «sua» Africa: «Ha tanti problemi, tanti difetti, c’è tanto da lavorare, ma penso che si salverà perché è un continente giovane. E salverà anche il mondo, con la sua potenza di vita, le sue mamme meravigliose, donne di speranza, e anche i loro figli sono eccezionali. Per moltissimi di loro Dio è la vita, è il respiro. Qualcuno alle volte dice “Io non credo in Dio”, gli altri lo guardano dicendo: “Ma questo qui non crede nell’aria che respira”. È una fede che viene fuori con spontaneità. Per questo vivranno e ci aiuteranno a vivere».
PUBBLICATO DOMENICA 1 MARZO 2020 in https://www.chiesadimilano.it/news/chiesa-diocesi/mi-sento-come-un-ponte-con-la-gente-una-porta-aperta-verso-il-mondo-309154.html
L’articolo che segue è tratto da: SEI QUI: HOME / COMUNI / BESOZZO / DON MAURIZIO CANCLINI, BESOZZESE SACERDOTE DIOCESANO IN MISSIONE NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO.
LA SUA LUCE E QUELLA DEI SUOI GIOVANI È SEMPRE ACCESA
Quell’immediato mettersi in gioco in prima persona è uno degli aspetti che caratterizza la figura di don Maurizio Canclini, besozzese, attualmente “fidei donum”, sacerdote diocesano in missione nella Repubblica democratica del Congo. Questa sua caratteristica l’hanno sperimentata i suoi concittadini, presso i quali è amatissimo, lo aveva sperimentato anche Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano a Kinshasa, ucciso in un agguato il 22 febbraio, durante una missione nell’Est del Paese con il Programma alimentare mondiale.
“Posso testimoniare e dire quello che ho visto con i miei occhi -afferma, mentre svolge il suo incarico sacerdotale presso un’Università di Kinshasa, designato dalla diocesi locale- Così come lo abbiamo conosciuto noi tutti che lavoriamo nell’ambito missionario, caritativo e sociale. Luca è stato un uomo molto disponibile a lasciarsi interrogare dalla realtà difficile di questo Paese e ha cercato di donare risposte”. Don Maurizio esercita la sua missione anche presso il Foyer S. Paul, un pensionato universitario, opera della Ong COE di Barzio, che ospita un’ottantina di giovani, provenienti da diverse regioni di quel Paese e che non potrebbero altrimenti frequentare l’Università. Vive appieno la realtà congolese, come dalla fine degli anni Novanta al 2010 visse quella dello Zambia, prima a Siavonga, poi a Monze. Quell’essere così coinvolgente e tradurre in atti la realtà evangelica in prima linea significa per lui avere nuclei forti di sostenitori alle spalle, ovunque abbia seminato. A Besozzo, quando rientra, quel suo celebrare la messa in modo così gioioso e informale riempie la chiesa. C’è affetto, stima, calore attorno a lui fonte di gioia. Ricordano i suoi concittadini la sua ansia di partire, mentre frequentava la scuola di formazione missionaria, mosso dal desiderio di aiutare chi è nel bisogno. Le affinità con l’operare cristiano dell’ambasciatore sono sostanziali. “Sul fronte della quotidianità non si molla nonostante qui niente sia facile -dice- Viviamo in una situazione di estrema precarietà.
Ci si interroga ogni giorno per trovare soluzioni. Compito estremamente difficile, ma tutto viene svolto per cercare il bene.
Così è stato per Luca che con sua moglie Zakia ha cercato di dare risposte a bisogni immensi, realizzando l’associazione “Mama Sofia”, disponibile ad una collaborazione con le altre realtà del territorio, come il nostro progetto di volontariato: abbiamo ricevuto donazioni di materiale sanitario e medicinali per la nostra ambulanza con la quale prestiamo primo soccorso in realtà poverissime di Kinshasa, con particolare attenzione ai bambini di strada. Posso testimoniare -continua- che la loro associazione era presente nei luoghi dove la sofferenza è visibile”.
Don Maurizio si pone una domanda: “Quale futuro per questo Paese?”. “Troppo difficile rispondere -conclude- Una sola speranza: che non si spengano le luci accese per questa tragedia”. La sua luce e quella dei suoi giovani è sempre accesa.
Federica Lucchini
Besozzo 14 Marzo 2021