LA GRANDE SETTIMANA
Domenica delle Palme – Passione del Signore / C
Lc 22,14-23,56 [forma breve: 23,1-49]
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione…
Fate questo in memoria di me…
Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
Io sto in mezzo a voi come colui che serve…
Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli…
Deve compiersi in me questa parola della Scrittura…
Entrato nella lotta, pregava più intensamente…
Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?… Uscito fuori, Pietro, pianse amaramente
Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito? … Lo condussero davanti al loro Sinedrio…
Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna… Erode con i suoi soldati insulta Gesù…
Pilato abbandona Gesù alla loro volontà… Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me…
Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno… Costui è il re dei Giudei…
Oggi con me sarai nel paradiso… Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Detto questo, spirò.
Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia.
RAMI LUCENTI DI PALME
Guarda, Sion, il tuo Re mite
cammina sulla via regale.
Egli viene tra canti di gioia
del tuo popolo in festa.
Egli si è fermato e piange:
tu non sai che è giunta l’ora
della tua redenzione e gloria;
i tuoi capi lo vogliono uccidere.
Gerusalemme, Gerusalemme,
segnata per sempre dal suo sangue!
Una veste di bisso e porpora
ti avvolge e ti cinge di gloria.
Lo hai acclamato Re messia
e ora lo contempli silenziosa
regnare dalla croce e piangi:
dal suo costato nasci sposa.
Mistica Sion, santa Chiesa
vieni con canti e cori di danze,
accogli tutti i tuoi figli dispersi:
a te vengono da ogni popolo.
Entro le tue mura si radunano,
portando rami lucenti di palme
in bianche vesti, rese candide
nel sangue vivo dell’Agnello
IL VANGELO VISSUTO DA BAKHITA
Lc 23, 44-46
«Non aveva preferenza per alcuno, né amicizie particolari, ma vedeva tutti nella luce di Dio. […]
M. Bakhita era di indole calma. Non ho mai visto nei suoi gesti o nel su volto alterazione alcuna. Le ho chiesto se sentiva difficoltà. Mi rispose dicendo che quando le sentiva, invitava la natura a tacere e a non discutere; e si rifugiava in Dio col pensiero e con le preghiere. Diceva che in seguito richiamava, quando era calma, le sue convinzioni per tenere a freno gli istinti di natura. Non si lamentava mai di nulla, né mostrava esigenza alcuna anche quando era sofferente. […] M. Bakhita […] diceva i suoi dolori solo se interrogata, e aggiungendo parole di fede e di umiltà. Non si lamentò mai del caldo o del freddo. […]
Da ammalata si prestava e chiedeva di sciogliere le matasse ingrovigliate, specie quelle che nessun’altra consorella riusciva a fare. M. Bakhita faceva le cose per bene e non esagerò mai l’esercizio di alcuna virtù.»
(Teresa Martini fdcc, Positio, 4a, §299-301, pag. 144-145 )