S. Bakhita patrona dell’Unità Pastorale di Ferney-Voltaire FR
Entra nella vita della comunità concedendo molte grazie
Su richiesta della parrocchia di Ferney, il Vescovo ha deciso di porre l’Unità pastorale di Ferney-Voltaire sotto il celeste patrocinio di Santa Giuseppina Bakhita, dall’8 febbraio 2020
Scelta per vivere l’unità come un cammino di misericordia e di santità
In risposta alla richiesta di Padre Jean-Philippe Bernard, approvata dal suo Consiglio pastorale, il Vescovo ha deciso di porre l’Unità Pastorale di Ferney-Voltaire sotto il celeste patrocinio di Santa Giuseppina Bakhita, a partire dall’8 febbraio 2020, giorno della sua festa liturgica. Di conseguenza, l’unione delle tre parrocchie di Ferney-Voltaire, Ornex e Prévessin è autorizzata a chiamarsi Unità Pastorale Santa Giuseppina Bakhita di Ferney-Voltaire. La richiesta di fusione delle tre parrocchie in un’unica parrocchia canonica è trasmessa al Consiglio Presbiterale, secondo la norma ecclesiale in materia (Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 515, §2)
La richiesta motiva così il senso dell’approccio: «che diventi nostra Santa Patrona per meglio significare e vivere con Lei l’unità parrocchiale che vogliamo ricevere insieme dal Signore e che aiuti ciascuno nel cammino della Misericordia e della Santità”.
Storia del percorso
Nel gennaio 2017 Santa Giuseppina Bakhita si invita a Ferney durante la settimana di preghiera per l’unità, attraverso un sermone di Padre Roger Hébert! Padre Jean-Philippe Bernard, parroco dell’Unità Pastorale, ha ricevuto nel suo cuore l’intuizione dell’opportunità di affidare a questa bella figura di santità la comunità formata dalle tre parrocchie di Ferney, Ornex e Prévessin!
Nell’agosto 2018 si è recato in pellegrinaggio alla sua tomba in Italia, a Schio, per affidargli la parrocchia; ne riporta una foto che colloca discretamente all’ingresso della cappella, dicendosi che sarà lei, Bakhita, a farsi amare! Il progetto è proposto a tutta la comunità durante la festa parrocchiale di settembre 2018, alla quale padre Roger Hébert è stato invitato a presentare la Santa: l’idea è progressivamente ben accolta dal Consiglio pastorale e dalla comunità parrocchiale, nonostante qualche riluttanza.
L’8 febbraio 2019, la festa di Santa Bakhita, preceduta da una novena di preghiera, è caratterizzata dall’installazione di una foto di Bakhita nella chiesa di Ferney, vicino alla statua della Santa Vergine, e dall’inizio della recita di una preghiera comunitaria dopo ogni Messa settimanale per affidarle la parrocchia e gli ammalati.
Dal 28 al 30 ottobre 2019, 42 parrocchiani vanno in pellegrinaggio a Schio. È un bel momento di fraternità serena e gioiosa, come pure di meditazione presso il santuario di Santa Bakhita. A poco a poco Ella entra nella vita dei membri della comunità parrocchiale, concedendo molte grazie, fino alla richiesta del Consiglio Pastorale al Vescovo della diocesi. Questa scelta non cancella i Santi Patroni dalle chiese dell’Unità Pastorale, ma vuole dare un nuovo slancio spirituale all’unità della nuova comunità parrocchiale, caratterizzata dalla diversità di ceti sociali, generazioni e origini culturali. Bakhita è una bella figura di santità che può aiutare ad essere vicino a persone che vivono uno sradicamento, con varie sofferenze (esclusione, solitudine, povertà, varie forme di schiavitù).
Tre motivi: la PAROLA, la PROVENIENZA INTERNAZIONALE, la TESTIMONIANZA di UMANITÀ
- La scelta di Bakhita come Santa Patrona non è stata fatta per elezione: è in un certo senso la scelta della Provvidenza, la scelta di Dio, che spesso sceglie «ciò che è follia nel mondo, (…) per confondere i sapienti; ciò che è debole nel mondo, (…) per confondere i forti; ciò che è di umile origine, disprezzato nel mondo, ciò che non è, (…) per ridurre a nulla ciò che è. (1 Cor 1,27-28)
- Questa scelta permette di onorare la ricchezza e la diversità delle figure di santità: i Santi della nostra regione sono stati accolti in tutti i continenti (Asia, Africa, Americhe…): non dovremmo accogliere belle figure di santità che vengono da altri continenti?
- Un Santo Patrono è un testimone dell’Amore di Dio che ci è dato per aiutarci a convertirci, a comprendere meglio come l’Amore di Dio si manifesta in molti modi, per mostrarci una via verso la santità. L’importante non è sapere se è nero, bianco, giallo o rosso, ma sapere che la Chiesa ha riconosciuto la sua santità e che questa santità ha qualcosa da insegnarci. In questo mondo dove prevale il potere dei potenti e del denaro, dove una moltitudine di piccoli viene schiacciata, umiliata, disprezzata, la scelta di una Santa che ha vissuto la schiavitù è opportuna per aiutarci a comprendere che la persona umana deve essere considerata prima dei benefici che da essa si possono ottenere.
Sintesi del Progetto Pastorale – S. Bakhita maestra di vita buona
Santa Giuseppina Bakhita non ha scritto nulla, ma ha lasciato il racconto di una vita piena di insegnamenti fra i quali possiamo sottolinearne alcuni.
- L’importanza della famiglia e della dignità di ogni persona: Bakhita mostra l’esempio del dono di sé, dell’amore del prossimo, dell’attenzione ai deboli, ai piccoli, ad ogni persona umana.
- La ricerca di Dio iscritta nel cuore umano: testimoniando che se avesse conosciuto Dio prima, le sue prove sarebbero state più facili da sopportare, ci aiuta a comprendere la nostra responsabilità di annunciare il Vangelo a tutti coloro che non lo conoscono.
- Il perdono dell’impossibile: affermando che se si fosse trovata davanti a coloro che le avevano fatto tanto male, si sarebbe inginocchiata e avrebbe baciato loro le mani perché senza di loro non avrebbe incontrato Gesù, non sarebbe stata battezzata e non si sarebbe fatta suora, Bakhita ci invita a vivere concretamente questo perdono tra di noi.
- Il desiderio missionario: desiderando che tutta la gente del suo Paese potesse conoscere Gesù, ci ricorda che la missione fa parte del nostro essere battezzati. Ella ci ricorda il nostro dovere di annunciare la Parola che libera e apre alla Vita divina.
- Il suo amore universale: il suo amore per tutti, particolarmente per i bambini poveri di cui era responsabile, ci ricorda che siamo tutti fratelli poiché abbiamo lo stesso Padre.
- Da sottolineare anche la sua fede incrollabile, la sua obbedienza a tutta prova, la sua compassione, la sua partecipazione alla vita comunitaria, il suo lavoro svolto con competenza, serietà e tanto amore per Dio e per gli altri: qualunque cosa facesse, era con Gesù e questo risplendeva nel suo modo di vivere.
- Una santa donna: è la prima donna africana non martire ad essere canonizzata; è un esempio importante per la società africana, ma anche per quella occidentale.
- Una donna liberata dalla sua schiavitù e dal suo sradicamento: liberata dalla sua schiavitù fisica, può intercedere per liberare le donne, i bambini e tutti gli uomini dalle altre schiavitù. È anche una parabola di liberazione spirituale che riguarda tutti noi. Strappata alla sua terra, ha vissuto in Veneto dove oggi ci sono molti immigrati; Bakhita li incoraggia a non perdere mai la speranza, a trovare la libertà, la fede e l’amore in Cristo, e i cristiani ad accoglierli con umanità e carità.
- Fiducia nella Misericordia: il suo atteggiamento alla fine della sua vita può aiutare chi sta attraversando una malattia o si avvicina alla morte. Ella ebbe grande fiducia nella Misericordia del Signore e nell’intercessione della Vergine Maria.
Traduzione di M. Angela Sartori fdcc – Schio 18 novembre 2022
link all’articolo originale
L’Église dans les Pays de l’Ain – Une Sainte patronne pour le groupement de Ferney
À la demande de la paroisse de Ferney, l’évêque a décidé de mettre le groupement paroissial de Ferney-Voltaire sous le patronage céleste de sainte Joséphine Bakhita, à dater du 8 février 2020
En réponse à la requête du Père Jean-Philippe Bernard, approuvée par son Conseil pastoral, l’évêque a décidé de mettre le groupement paroissial de Ferney-Voltaire sous le patronage céleste de sainte Joséphine Bakhita, à dater du 8 février 2020, jour de sa fête liturgique. De ce fait le groupement des trois paroisses de Ferney-Voltaire, Ornex et Prévessin est autorisé à s’appeler Groupement paroissial Sainte-Joséphine Bakhita de Ferney-Voltaire. La demande de fusion des trois paroisses en une seule paroisse canonique est transmise au Conseil presbytéral, conformément à la règle ecclésiale en la matière (cf. canon 515, §2 du Code de droit canonique).
La requête motive ainsi le sens de la démarche : « qu’elle devienne notre Sainte Patronne pour mieux signifier et vivre avec elle l’unité paroissiale que nous voulons recevoir ensemble du Seigneur et qu’elle aide chaque personne sur le chemin de la Miséricorde et de la sainteté ».
Historique du processus
En janvier 2017, Sainte Joséphine Bakhita s’invite à Ferney lors de la semaine de prière pour l’unité, par une prédication du Père Roger Hébert ! Le père Jean-Philippe Bernard, curé du groupement paroissial, reçoit dans son cœur l’intuition de l’opportunité de confier à cette belle figure de sainteté la communauté formée par les trois paroisses de Ferney, Ornex et Prévessin !
En août 2018, il se rend en pèlerinage à son tombeau en Italie, à Schio, pour lui confier la paroisse ; il en ramène une photo qu’il place discrètement à l’entrée de la chapelle, en se disant qu’elle saura bien se faire aimer ! Le projet est proposé à toute la communauté lors de la fête paroissiale de septembre 2018 à laquelle le Père Roger Hébert est invité à présenter la Sainte : l’idée est progressivement bien acceptée par le conseil pastoral et la communauté paroissiale, malgré certaines réticences.
Le 8 février 2019, la fête de Sainte Bakhita, précédée par une neuvaine de prière, est marquée par l’installation d’une photo de Bakhita dans l’église de Ferney, près de la statue de la Sainte Vierge, et par le début d’une prière communautaire après chaque Messe de semaine pour lui confier la paroisse et les malades.
Du 28 au 30 octobre 2019, 42 paroissiens se rendent en pèlerinage à Schio. C’est un beau moment de vie fraternelle, paisible et joyeuse, aussi bien que de recueillement auprès de la châsse de Sainte Bakhita. Peu à peu elle entre dans la vie des membres de la communauté paroissiale, obtenant de nombreuses grâces, jusqu’à la requête du Conseil pastoral auprès de l’évêque du diocèse. Cette démarche ne supprime pas les Saints Patrons des églises du groupement, elle veut donner un nouvel élan spirituel à l’unité de la communauté paroissiale du groupement, caractérisée par une diversité de milieux sociaux, de générations et d’origines culturelles. Bakhita est une belle figure de sainteté qui peut aider à se faire proches des personnes vivant un déracinement, avec des souffrances diverses (exclusion, solitude, pauvreté, diverses formes d’esclavage).
Trois raisons
- Le choix de Bakhita comme Sainte Patronne ne s’est pas fait par élection : c’est en quelque sorte le choix de la Providence, le choix de Dieu, Lui qui choisit souvent « ce qu’il y a de fou dans le monde, (…) pour couvrir de confusion les sages ; ce qu’il y a de faible dans le monde, (…) pour couvrir de confusion ce qui est fort ; ce qui est d’origine modeste, méprisé dans le monde, ce qui n’est pas, (…) pour réduire à rien ce qui est. » (1 Co 1,27-28).
- Ce choix permet d’honorer la richesse et la diversité des figures de sainteté : les Saints de chez nous ont été adoptés sur tous les continents (Asie, Afrique, Amériques…) : ne convient-il pas d’accueillir chez nous les belles figures de sainteté qui viennent des autres continents ?
- Un Saint Patron est un témoin de l’Amour de Dieu qui nous est donné pour nous aider à nous convertir, à mieux comprendre comment l’Amour de Dieu se décline de bien des manières, pour nous montrer un chemin de sainteté. L’important n’est pas de savoir s’il est noir, blanc, jaune ou rouge mais de savoir que l’Église a reconnu sa sainteté et que cette sainteté a quelque chose à nous enseigner. Dans ce monde où le pouvoir des puissants et de l’argent l’emporte, où une multitude de petits sont écrasés, humiliés, méprisés, le choix d’une Sainte qui a vécu l’esclavage est opportun pour nous aider à prendre conscience que la personne humaine doit être considérée avant les bénéfices qu’on peut en obtenir.
Quelques enseignements
Sainte Joséphine Bakhita n’a rien écrit, mais elle a laissé le récit d’une vie pleine d’enseignements parmi lesquels il est possible d’en retenir quelques-uns.
- L’importance de la famille et de la dignité de chacun : elle montre l’exemple du don de soi, de l’amour du prochain, de l’attention au faible, au petit, à toute personne humaine.
- La quête de Dieu inscrite dans le cœur humain : témoignant que si elle avait connu Dieu avant, ses épreuves auraient été plus faciles à porter, elle nous aide à comprendre notre responsabilité d’annoncer l’Évangile à tous ceux qui ne le connaissent pas.
- Le pardon de l’impossible : affirmant que si elle était mise en présence de ceux qui lui avaient fait tant de mal, elle se mettrait à genoux et leur baiserait les mains car sans eux elle n’aurait pas rencontré Jésus, n’aurait pas été baptisée et ne serait pas devenue religieuse, elle nous invite à vivre ce pardon concrètement entre nous.
- Le désir missionnaire : désirant que tous les gens de son pays puissent connaître Jésus, elle nous rappelle que la mission fait partie de notre être de baptisés. Elle nous enseigne notre devoir d’annoncer la Parole qui libère et ouvre à la Vie divine.
- Son amour universel : son amour pour tous, particulièrement pour les enfants pauvres dont elle avait la charge, nous rappelle que nous sommes tous frères puisque nous avons le même Père.
- Il faut aussi souligner sa foi inébranlable, son obéissance à toute épreuve, sa compassion, sa participation à la vie communautaire, son travail fait avec compétence, sérieux et beaucoup d’amour de Dieu et des autres : quoiqu’elle fasse, elle était avec Jésus et cela resplendissait dans sa manière de vivre.
- Une sainte femme : elle est la première femme africaine non martyre à être canonisée ; elle est un exemple important pour la société africaine, mais aussi pour la société occidentale.
- Une femme libérée de son esclavage et de son déracinement : libérée de son esclavage physique, elle peut intercéder pour libérer les femmes, les enfants et tous les hommes d’autres esclavages. Elle est aussi une parabole de la libération spirituelle qui nous concerne tous. Arrachée à son pays, elle a vécu en Vénétie où il y a aujourd’hui de nombreux émigrés ; elle encourage les immigrés à ne jamais perdre l’espérance, à trouver la liberté, la foi et l’amour dans le Christ, et les chrétiens à les accueillir avec humanité et charité.
- Confiance en la Miséricorde : son attitude à la fin de sa vie peut aider ceux qui traversent la maladie ou s’approchent de la mort. Elle avait une grande confiance dans la Miséricorde du Seigneur et en l’intercession de la Vierge Marie.