LA LUCE DEL GIUSTO SPLENDE DAVANTI AGLI UOMINI
5° Domenica – TO A
Mt 5,13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
FATE BRILLARE LE VOSTRE OPERE
Le tenebre coprivano l’abisso.
Tutto era informe e vuoto.
La Parola! Ed ecco la Luce,
amabile visione del Verbo.
Tutto fu impregnato dalla luce,
muovendosi in danze ordinate,
armonia e delizia dell’universo.
Nell’estasi dell’amore, Dio
soffiò nella polvere la vita,
e fu l’uomo e fu vera luce.
Tenebre dense del peccato,
eclisse di ombra della morte!
Da Gesù brillò la vera luce.
«Non più tenebre! Seguitemi,
sono Io la luce del mondo,
con me anche voi siete luce.
Perché ve ne state nascosti?
Fate brillare le vostre opere,
nell’armonia delle creature.
Dall’intelletto, riflesso del Verbo,
sprizzi la luce del vostro amore,
benefico calore per tanti uomini».
IL VANGELO VISSUTO DA BAKHITA
Mt 5,14-16
«Ero felice quando veniva il mio turno di aiutare la nostra cara M. Bakhita in cucina perché, in qualche momento di tregua mi raccontava la sua per me triste e dolorosa storia di schiava. Ma non era tale per lei. Tutte le volte che riprendeva a narrare il suo volto si illuminava di una luce misteriosa e per me inspiegabile, rimanevo ad ascoltarla senza batter ciglio e intanto pensavo, e non sapevo rendermene conto come una creatura umana che è stata presa e martoriata da più padroni, perché venduta più volte, come potesse, dico, raccontare con tanto giubilo, calma e serenità la sua tristissima storia. Più volte nell’ascoltarla mi son trovata con gli occhi umidi, e il cuore gonfio di pietà per lei e di odio per i suoi aguzzini, di quell’odio che invano cercavo di scoprire nella sua narrazione. Arrivai perfino a chiederle se non avesse provato rancore per coloro che le avevano fatto tanto male e lei bonariamente sorridendomi mi rispondeva che pregava tanto per loro, perché il Signore tanto buono e generoso con lei, lo fosse anche con gli altri fino a convertirli e salvarli tutti.
Io naturalmente non capivo tanta generosità, ma avrei voluto che la sua storia non finisse mai, tanto ero presa da quel fascino misterioso che emanava la sua nera figura.»
(M. Aurelia Fuoli, doc. in Positio, pag. 413-4)