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S. BAKHITA LIBERA GLI OPPRESSI

TESTIMONE DI LIBERTÀ PER TUTTI

Il tema che ha guidato la preparazione alla festa di s. Bakhita nel 2023 si è ispirato al dono alla città di Schio della scultura di Timothy Schmalz, che presenta santa Bakhita mentre, dalle viscere della terra, ovvero da tutte le situazioni di perdizione, fa emergere alla luce le vittime delle sempre nuove schiavitù.

Davvero s. Bakhita è sempre in cammino con gli schiavi della storia. Ha camminato lungo tutta la sua vita, attraversando selve, foreste, deserti, città affollate, mercati di vite umane. Brevi le sue soste, anche quando fu in mezzo a noi come cuoca, sacrestana portinaia, o missionaria in viaggio, per testimoniare la libertà e chiederla per tutti. Ci accoglieva in piedi, poneva la sua mano sulla nostra spalla, ci scompigliava i capelli. Quel suo tocco ci dona ancora la sua energia spirituale, ancora ci libera con la testimonianza di come lei stessa ha compreso la libertà e l’ha vissuta, perdonando e amando.

Testimonianze di questa sua vicinanza sono state condivise durante i Vespri del triduo che ha preceduto la sua festa.  Dall’Argentina ecco la testimonianza di un’amicizia con santa Bakhita che ha – letteralmente – liberato la vita di Nelida da sofferenze e disabilità accolte nei suoi figli e nella sua stessa vita. A lei non le è mancata anche la consolazione di essere risanata da una paralisi per la preghiera fiduciosa rivolta all’amica s. Bakhita, presenza amichevole di cui il marito si è fatto testimone.

Il continuo conforto di santa Bakhita

La libertà testimoniata da padre Luigi Bolla

Dalla libertà all’annuncio al proprio popolo

Il 6 febbraio, nel decimo anniversario della morte di don Luigi Bolla sdb, già servo di Dio, Carlo Bolla ha ricordato che, quando da chierichetto vedeva Madre Moretta ricevere l’eucaristia, sembrava sciogliersi d’amore per Gesù. S. Bakhita desiderava anche che i missionari facessero conoscere e amare Gesù nel mondo. E p. Luigi ha donato, in modo sapienziale, vivendo in mezzo a loro, dignità e libertà al popolo indigeno degli Achuar in Equador e Perù.

Siamo liberi per liberare gli altri, questa anche l’esperienza di Patricia, liberata nello spirito per intercessione di s. Bakhita, che ora desidera – con la sua persona e i suoi beni – essere dono per il suo stesso popolo.

Ecco i momenti forti della nostra festa, vissuta l’8 febbraio, 20° anniversario della morte di don Antonio Doppio e don Giacomo Bravo nella terra di s. Bakhita, con quattro solenni celebrazioni, e con un afflusso di visitatori che ci ha riportati alla pre-pandemia, con la chiesa affollatissima, soprattutto nel pomeriggio, e con presenze di fedeli giunti per dire grazie da varie città e nazioni: USA, Inghilterra, Slovenia, Roma e altre città.

Durante la tavola rotonda del 10 febbraio, fratel Lino Breda ha ribadito come s. Bakhita sia stata artefice della propria libertà. «Bakhita schiava, ma nello Spirito Santo – totalmente libera e liberatrice – libera a sua volta anche noi dalle nostre schiavitù vere o immaginarie, dalle nostre piccinerie e chiusure, risentimenti e aggressività. S. Bakhita è la risposta a questi tempi difficili. Si tratta di imparare da lei la piccolezza, la spoliazione e la marginalità. È questa l’audacia della santità, suo dono di pace, fraternità e protezione da chi insidia la vita». Il moderatore dell’evento, Giorgio Dalle Molle, ricco della sua esperienza medica con il CUAMM in Sud Sudan, ha attualizzato per noi la presenza di Bakhita viva tra il suo popolo mentre lo storico Giacomo Ghedini ci ha posizionato nella verità storica di una schiavitù da cui s. Bakhita si è consapevolmente liberata.

Oltre alla tavola rotonda suaccennata, la presentazione del libro di Gianni Faccin: “Ora ti ascolto… e poi?”, con la cena solidale, ci hanno ritemprati nell’impegno di un ascolto fatto sia accoglienza reciproca che dono. Il 20 febbraio, in dialogo con l’autore, Fratel Lino Breda ci ha ripresentato la lunghezza d’onda dell’ascolto di s. Bakhita che per noi – oggi – è voce di fraternità e amicizia.

Il 25 febbraio, la cena solidale è divenuta sia espressione che risposta a questo ascolto. Lo scopo quello di unire le forze per realizzare la cisterna d’acqua che il Vescovo di El Obeid, Tombe Trille Kuku, desidera realizzare nel luogo da cui Bakhita, ancora bambina, è stata rapita. Il vescovo Christian Carlassare ci ha proposto questo progetto, per donare al popolo di s. Bakhita sia una fonte di vita che di grazia, visto che il sito è già vissuto dalla Chiesa del Sudan come un centro di spiritualità.

Il primo ed ultimo impegno vissuto dall’Associazione Bakhita Schio-Sudan, insieme alle Madri canossiane, il concorso dei ragazzi delle medie inferiori di Schio, che hanno espresso anche visivamente l’approfondimento del tema proposto dal monumento a s. Bakhita: Liberate gli oppressi! Le migliori interpretazioni del tema saranno esposte al palazzo Toaldi Capra a partire dall’inaugurazione del 17 marzo. Coincidenza felice con l’inaugurazione della prima copia della statua di “S. Bakhita che libera gli oppressi” a New York (altre copie saranno poste nelle capitali del mondo) il cui monumento originale, donato alla città di Schio, sarà inaugurato solennemente il 29 giugno 2023, per riaccoglierla tra noi come sorella, madre e amica che dal Cielo tutti ci ascolta e libera.

Sor. Maria Carla Frison fdcc

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