LE VISITE DI BIAGIO CONTE A SANTA BAKHITA
Nasce dalla povertà del Crocefisso la loro Missione di Speranza e Carità
Il 12 gennaio 2023, ci è giunta inattesa la notizia che Biagio Conte finiva la sua vita terrena. Era giunto presso s. Bakhita dapprima nel 2011, in occasione del Festival Biblico a cui, impossibilitato a camminare, partecipò in sedia a rotelle. Abbiamo saputo poi del suo pellegrinaggio a Lourdes dove le sue gambe ripresero a sostenerlo e tornò a viaggiare a piedi, appoggiandosi unicamente alla grande croce che lo identificava come pellegrino in nome di Gesù. Ed eccolo nuovamente presso s. Bakhita nel 2017, sempre accompagnato dal prof. Antonio Ranzolin che l’aveva introdotto ai suoi alunni di Schio. Questa volta camminava con le sue gambe ed era raggiante. S. Bakhita lo attirava e nel suo sguardo coglievamo un’intesa straordinaria tra i due: Biagio e Bakhita, loro si capivano!
Lo scorso 29 marzo, abbiamo sperimentato la rivisitazione di Biagio Conte quando, al Faber Box di Schio, c’è stata la presentazione del libro Rocca di luce di Franco Venturella. Un racconto che descrive la bellezza della fede incarnata in Sicilia insieme all’humus che ancora ne alimenta le problematiche. E di s. Bakhita si è nuovamente parlato, era inevitabile, perché tra lei e Biagio Conte era nata un’intesa di intenti… che ancora ci ispira.
Lasciamo la parola al prof. Antonio Ranzolin per entrare nel cuore di questa esperienza di collaborazione umana e divina nata dal loro riconoscersi chiamati alla stessa missione di speranza e carità.
«Una parola, mi è stata chiesta, su una persona che aleggia qui dentro, non vista, ma a cui la serata è idealmente consacrata; una persona che ispira alcuni protagonisti e alcune pagine intense del romanzo di Franco Venturella, maturato durante la pandemia. Una persona che ha anche calcato le nostre strade – le strade di Schio – e ha incrociato i suoi occhi – azzurri come il suo mare e il suo cielo di Sicilia – con gli occhi di non pochi scledensi: FRATEL BIAGIO CONTE.
L’avevo – il ricordo si fa personale, perdonatemi – contattato telefonicamente (dopo averlo visto in televisione ed esserne rimasto colpito), per avere con lui degli incontri via skype in alcune classi del Liceo “Tron”. Aveva accettato la proposta (lui, estraneo a ogni tecnologia), per parlare agli studenti della sua vita, ma, soprattutto, di Chi aveva inondato di profumo (di SENSO) la sua vita e la muoveva ininterrottamente verso gli Ultimi e la loro vita. Gli insegnanti di religione l’avevano poi invitato, ufficialmente, a venire a Schio nel 2011 per il Festival biblico: arrivato, finalmente, nella nostra città, in carrozzina, allora – il dono della guarigione l’avrebbe ricevuto più tardi – nel chiostro delle Agostiniane aveva, sì, parlato di sé, ma per rinviare, ancora una volta, al Povero che fa ricchi e che si lascia incontrare soltanto nei poveri. Era passato, in quell’occasione, in alcune scuole, guardato con curiosità e stupore dagli studenti, come un uomo piombato da chissà quale pianeta o da chissà quale secolo.
Nel 2017, a Schio era voluto ritornare, una seconda volta, nel corso di un viaggio fatto in vari paesi europei, effettuato sempre e caparbiamente a piedi e vissuto confidando unicamente nella Provvidenza, e portando sempre sulle spalle una croce: segno eloquente, nel suo silenzio, di un Crocifisso che abbraccia tutti e invita ad abbracciare tutti i crocifissi del mondo.
Lo avevo accompagnato, in quell’occasione, per la seconda volta, dalla santa africano-scledense, Bakhita, cui era tremendamente affezionato e di cui si era fatto inviare, dalle Madri Canossiane, una reliquia per la nuova chiesa della sua missione a Palermo. Come amava, fratel Biagio, Bakhita! Avevo condiviso, con lui, in quel secondo approdo in terra scledense, la mia tavola: il mio pane. Mi era stato concesso, così, per la seconda volta, di sfiorare – soltanto sfiorare – la sua vita. Profumo intenso di calicanto nell’universale inverno. Ma altri scledensi – come dicevo – avevano avuto la grazia di sfiorarne la vita e di sentirne la fragranza. Chi l’aveva ascoltato al Festival biblico, chi lo aveva incrociato, per le vie di Schio, mentre camminava portando sulle spalle la croce, chi aveva a lungo parlato con lui (tra costoro, l’indimenticabile Luciano Marigo).
Molti alunni: in qualche aula magna scledense o, addirittura, a Palermo stessa, nella sua Missione di speranza e carità, che costituiva, oramai, una tappa fissa per gli studenti vicentini – e dunque anche scledensi – che partecipavano ai Viaggi di cittadinanza e legalità promossi da Cittadini per Costituzione e da Franco Venturella. In tanti, di Schio, lo abbiamo conosciuto! E forse ci è rimasta, bruciante, una nostalgia. Per la santità che non abbiamo. Per la fraternità che non pratichiamo. Per l’amore che non abitiamo. Per un mondo “altro” che non costruiamo.
Ma fratel Biagio è ancora qui, a Schio, stasera (ma pure dovunque, e sempre), a indicare, con un silenzio eloquente e una follia sapientissima e una veemenza disarmata, la via: caricarci sulle spalle la croce dell’amore. Un poco. Un poco di amore. Solo un poco.»
Alla fine di questa presentazione, il sindaco Valter Orsi, ci comunicò il suo conforto nel cogliere l’assonanza tra la vita di san Francesco e quella di Biagio Conte che, ispirato da lui, scelse di fare oggi le stesse scelte radicali. Il fatto poi che a Schio Biagio sostasse a s. Bakhita gli sembrava confermarlo ora nella scelta di posizionare il monumento alla tratta di Timothy Shmaltz, in cui s. Bakhita libera gli schiavi d’oggi, nei pressi della stessa chiesa di San Francesco. Ai ragazzi si insegna la proprietà transitiva dell’uguaglianza, ovvero se: A (S. Francesco) = B1 (Biagio) e B1 è uguale a B2 (Bakhita) ne consegue che: A = B2! Ovvero S. Bakhita sta bene vicina a S. Francesco!
Per la verità, questo sentire era avvertito da altri, si coglieva come la santità fa incontrare attirando le persone tra loro per un’intesa spirituale. I santi che ci parlano – oggi – con forza, sono accomunati dal loro donare umanità, vivendo la libertà di esser poveri e di sperare in Dio che – per la via della croce – ci dona gioie del cuore, dell’anima, dello spirito. Gioie vere che non si perdono ma si rafforzano nel dare sé stessi. Ecco il loro capovolgimento, il loro monito, la loro sfida, il loro dono a chi sosta, li guarda in volto, e nel loro cuore incontra Gesù, ancora vivo tra noi.
Sor. Maria Carla Frison
Schio 20 giugno 2023
FOTO: All’interno dell’articolo immagini di fratel Biagio a Schio, nel 2017, con sor. Luciana Comparin e sor. Maria Carla Frison. Mosaico di Bakhita nella Casa di Preghiera di Tutti i Popoli a Palermo. Nell’immagine di fratel Biagio a sant’Antonio del Pasubio, vicino a lui il prof. Antonio Ranzolin e, ultimo a destra, il prof. Franco Venturella, autore del libro Rocca di luce in cui si incontra la Missione di Biagio Conte nel suo contesto sociale e culturale, risposta nuova “pieno dei valori di Fratel Biagio e di s. Bakhita” (commenta Antonio Ranzolin) vera speranza dei poveri.
In queste immagini Fratel Biagio a Schio, presso santa Bakhita, nel 2017 e – alla fine – in cammino verso Palermo dove, nalla Casa di Preghiera di Tutti i Popoli, a sinistra dell’altare maggiore, sotto l’icona di Maria, ha voluto un mosaico di s. Bakhita realizzato da giovani con disabilità sul modello dell’icona di Cristina Capella (vedi foto in articolo)