S. BAKHITA DONA PACE E DIFENDE CHI AIUTA
Minori e ‘tutori’ a rischio, con s. Bakhita e Maria SS. trionfa l’amore
Sono donna, moglie, mamma e insegnante di Scuola Secondaria. Il mio lavorare tra i ragazzi mi ha dato modo, nella vita che Dio mi ha donato, di poter ridonare qualche briciola per dare alla vita stessa un senso. Uno dei canti che più mi lasciava senza parole, quando da bambina andavo a recitare il Rosario con la nonna nel mese di maggio, diceva: “dov’è carità e amore, qui c’è Dio” un canto affatto banale, un canto che rispondeva alla mia domanda di bambina… dov’è Dio? Dove posso trovarlo e farne esperienza? E crescendo queste parole di un canto, che ormai era sorpassato, mi hanno scavato dentro al cuore questa verità sacrosanta che diveniva sempre più un’esigenza morale. Infatti, ho fatto il possibile per dare un senso anche al mio lavoro e cercato di essere, per quello che mi era possibile, caritatevole verso i più deboli per ricevere in dono l’incarnarsi della Parola: “ero malato e sei venuta a visitarmi”; così, spesso all’insaputa dei colleghi, ho cercato di “soccorrere” con l’amore di Dio quei ragazzini/ragazzine più fragili o con patologie o situazioni familiari seriamente compromesse. Quelle famiglie per le quali talvolta si è solo capaci di puntare il dito, snobbandole con aria di sufficienza o evitarle.
Nel 2016 ritrovo una famiglia del Sud America, dalla fine del mondo, con situazione di sofferenza e povertà estrema. Portavo loro anche indumenti e viveri raccolti da coloro che amavano fare dono di quel di più che spesso si ha e diventa grazia per chi ha poco e niente. In cambio questo papà ricambiava con assidua preghiera. Questo papà era, infatti, un vecchio amico con il quale da giovane avevo condiviso un bel cammino spirituale in seno ad un gruppo di preghiera organizzato dal terz’ordine Francescano, ma ora era quasi irriconoscibile, sofferente, molto provato. Mi raccontò di essere rimasto vedovo tragicamente, di trovarsi solo con due figli e che tutto ciò, per un uomo, non è affatto cosa semplice quando i figli devono ancora affrontare l’adolescenza.
Il figlio maschio appariva molto provato e dimesso, gli si illuminava il viso solo quando era insieme con il padre mentre la figlia femmina, la maggiore, appariva essere solo una brontolona. Quando andavo in casa loro per far recuperare al piccolo delle lacune nello studio e mi adoperavo per lui, perché la maggiore era brava a scuola, mi sono accorta che verso questo povero fratellino la sorella aveva degli atteggiamenti a dir poco umilianti. Lo chiamava somaro, gli faceva ogni sorta di dispetti, lo accusava per ogni cosa.
Il fratello mi confidò presto questa sua sofferenza che, comunque, avevo notato per cui avevo cercato, in tutti i modi, di parlare con la sorella per mediare ma, purtroppo, la ragazza disdegnava ogni mediazione, anzi la infastidiva, e questo non faceva pensare a una relazione semplice.
Anche con il papà la figlia era ribelle e, nel frequentarli, anche i miei familiari si sono accorti che la ragazza si opponeva agli altri con una rabbia terribile, provocando continuamente e creando situazioni spiacevoli. Si divertiva, inoltre, ad accusare per ogni minima cosa il fratello o il padre o altre persone come i nonni e lo faceva con menzogne ben palesi. Un giorno, uscendo dalla loro casa, mi rivolsi a mio figlio dicendogli: “Certo che le menzogne di questa ragazza potrebbero mandare in galera un innocente! …”
Queste parole furono profezia, di lì a poco divennero il Calvario nel quale Gesù mi invitò a prendere su di me la sua Croce per seguirlo con Fede. La Fede che credevo di avere ora veniva messa profondamente alla prova, mai avrei potuto immaginare che potesse capitarmi tutto ciò nella vita. Eppure “amare senza misura” continuava ad essere la mia attrattiva e dentro al cuore percepivo che non dovevo temere. Era bastata una telefonata ad un numero verde da parte di questa ragazza per innescare un vortice che mi ha messa a dura prova anche con la salute. Aveva fatto false dichiarazioni che, comunque, per la giustizia richiedono l’avvio di indagini. Perché Gesù? Perché?
Questa la domanda dei primi giorni, dopo la notifica della denuncia presa in carico dalla procura, poi la ricerca di un avvocato per difendermi, le lacrime per i soldi che avrei potuto utilizzare in ben altro modo e il dolore che spezzava il cuore: una cosa però ci ha sempre sostenuti tutti: LA FEDE, la fiducia che Dio non lascia solo nessun figlio.
Nel dolore ho cercato una sorgente di pace e una notte, dopo aver ceduto al sonno con la testa invasa dai pensieri, sogno. Sogno una Santa Moretta… di carnagione scura, la quale mi infonde subito tanta pace nel cuore e mi dice di non preoccuparmi perché chi nella carità incontra Dio non deve temere alcun male. Mi mostra la figura amorevole di Maria nostra madre e mi invita a ricordare le parole della Salve Regina quando diciamo: “… avvocata nostra, Salve!” Mi invita a capire che l’avvocato me lo aveva trovato il cielo mille volte più potente di quelli umani.
La domenica successiva mi reco in Duomo, riconosco in un dipinto quella Santa e chiedo ad un sacerdote chi fosse. Era lei! mamma Giuseppina, la santa degli ultimi con una storia personale che, rispetto a quella che io stavo vivendo, era un Calvario incommensurabile. Inizio a pregarla, a chiedere ed invocare con tutto il cuore la sua intercessione e poco a poco trovo in me pace. Era una pace nella tempesta, ne ero consapevole, ma il tempo piano piano passava e io non ero più sola. La Mamma Moretta era con me mi aveva “presa a cuore”.
Nonostante il legale, se pur a scopo di bene, consigliasse prudenza, fino alla fine dell’indagine, nel continuare a frequentare questi fratelli, mamma Bakhita mi invitava a non avere paura nell’aiutare chi soffre, chi spera ed è vittima di pregiudizi anche a causa del colore della sua pelle. È grazie a lei se ho continuato senza paura a mettere in gioco tutto, ovvero a rischiare per amare come “el Paron” ci insegna.
Ci sarebbero tantissime altre cose da raccontare, tutte superate grazie alla presenza certa e costante, che in tanti modi si è manifestata, di s. Bakhita e del suo angelo custode che mi ha veramente preservata e custodita come fa una mamma. S. Bakhita è stata incontrata anche quale padrona di casa che custodisce le chiavi dell’abitazione acquistata dalla famiglia della ragazza mentre la causa era in corso.
Nel mese di giugno del 2020, ad un anno dall’accusa che non era ancora risolta, sono riuscita ad avverare il mio sogno di recarmi a Schio da mamma Bakhita per pregare davanti all’urna sub altare. Una pace mi pervade, una pace a me nota che diveniva sempre più palpabile. Che giornata di grazia! Da quel giorno sento che, attraverso l’intercessione della mamma Moretta, la mia vita è al sicuro, mi sento accolta nel cuore di colei che aveva saputo trasformare un’immensa sofferenza in un fiume di grazia per il prossimo. Il mio umore, talvolta disperato, diventa sorriso di speranza che mi porterò dentro da quel momento fino al 16 maggio 2023 giorno in cui tutto si conclude nel modo migliore. Da allora tutto diventa un “grazie” per l’amore ricevuto, grazie per il dolore vissuto perché piccola e povera sono salita al monte dei “beati i perseguitati a causa della giustizia…” ed ho contemplato le meraviglie di Dio.
Per non dimenticare nulla, lo stress grande che il mio corpo ha subito mi ha lasciato un tatuaggio fisico, una malattia autoimmune esplosa proprio in questo percorso, sindrome della quale non mi libererò mai più ma potrò solo tenerla a bada con le cure, questo mi aiuterà a non dimenticare ciò che il Signore per intercessione di mamma Moretta ha fatto per me. Auguro, di poter iniziare e vivere questo anno di Grazia e benedizioni insieme al Buon Pastore. Dio ci sostenga e benedica sempre.
TESTIMONIANZA FIRMATA – 31 dicembre 2023
La vittoria della Croce
I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento;
coloro che avranno indotto molti alla giustizia
risplenderanno come le stelle per sempre.
Daniele 12,3