MADRE LUISA ARLOTTI NEL GIARDINO DEI GIUSTI
Profeta di fraternità universale e di perdono
«M. LUISA ARLOTTI canossiana dalla carità intrepida!
n. a Orzen (BL) il 15 09.1904 – m. a Poiano (VR) il 10.08.1988
Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che il Signore richiede da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio.
(Michea 6,8)»
Con queste espressioni esordiva m. Mariuccia Donghi, all’inaugurazione della lapide in memoria di m. Luisa Arlotti a cui, il 29 settembre 2017, è stata dedicata la piazzetta antistante l’asilo Rossi.
Le Madri Canossiane che giungono a Schio scoprono che in questa città, oltre a s. Bakhita, è ricordata anche m. Luisa Arlotti per il suo coraggio nel vivere una carità eroica in tempi di forti tensioni sociali, come quelli alla fine della seconda guerra mondiale. Era direttrice dell’Asilo Rossi quando le fu chiesto di curare dei partigiani feriti. Lei, che aveva avuto il coraggio di chiedere il battesimo in età adulta, e di diventare pure religiosa, non era nuova a scelte impervie e rischiose. Oltre che religiosa era anche crocerossina e ben sapeva che il bene supremo è la carità che salva tutti, indistintamente da ciò che professiamo, proprio come aveva fatto Gesù che aveva affermato come “sono i malati che hanno bisogno del medico e non i sani”.
Nella sua duplice veste di religiosa e di infermiera, m. Luisa accolse la sfida a vivere il “di più” della carità, con la prudenza di non coinvolgere altre consorelle nel suo impegno di straordinaria e rischiosa dedizione, curando dei partigiani feriti per richiesta di chi dirigeva l’Asilo Rossi, senza informare la sua superiora.
In una traccia offerta alla famiglia canossiana per accompagnare la lettura del libro su m. Luisa Arlotti di Ugo De Grandis (2017) è stato chiesto: Cosa avrei fatto io al posto di m. Luisa? Avrebbe potuto sottrarsi alla richiesta di aiuto?
Il mettersi nei panni di m. Luisa, ha offerto la risposta ai tanti interrogativi sollevati nei suoi confronti da chi vive la storia in modo asettico, senza capacità di coinvolgimento personale o di umanità che diventa fraternità quando la storia ci sfida a prendere posizioni non allineate con il “si è sempre fatto così”. Nella vita religiosa, l’obbedienza assume che tutto deve essere finalizzato alla carità, quindi non esime la persona dal correre rischi personali per salvare gli altri, le proprie consorelle in questo caso!
Nel messaggio di questa Quaresima Papa Francesco si rammarica che dopo aver visto l’alba di una fraternità universale le guerre in corso stiano ritardando questo traguardo. «Cercate e rischiate, cercate e rischiate. In questo frangente storico le sfide sono enormi, gemiti dolorosi. Stiamo vedendo una terza guerra mondiale a pezzi. Ma abbracciamo il rischio di pensare che non siamo in un’agonia, bensì in un parto; non alla fine, ma all’inizio di un grande spettacolo. Ci vuole coraggio per pensare questo» ( Discorso agli universitari, 3 agosto 2023). È il coraggio della conversione, dell’uscita dalla schiavitù. La fede e la carità tengono per mano questa bambina speranza.»
M. Luisa Arlotti, per noi, è tutt’oggi questo faro di speranza tanto che il 6 marzo 2024 sarà ufficialmente riconosciuta come giusta dell’umanità!
La superiora provinciale, m. Luisa Cattani, di lei scrisse: «Essere figlia di Dio, fu per m. Luisa l’unica ragione della sua vita, era inserirsi in pieno nel carisma canossiano: essere, con tutta sé stessa, “FIGLIA DELLA CARITÀ e agire quale SERVA DEI POVERI E DEGLI ULTIMI, a costo di pagare anche con la vita.” Dichiarò, infatti, che la duplice veste di religiosa e crocerossina le imponeva il dovere di mantenere il segreto! In tutte queste vicende non portò mai odio, non cadde in depressione, non si scoraggiò e non cedette mai a sentimenti di vendetta.»
Don Attilio Pozzan, che era stato suo alunno all’Asilo Rossi, l’assistette nel suo calvario, quando fu reclusa in seminario a Vicenza, ne conobbe la grandezza morale e il suo spirito di abnegazione, scrivendo di lei un bellissimo ricordo. Lui giudicò la condotta di m. Luisa molto coraggiosa e radicale e scoprì il suo grande desiderio di essere totalmente figlia di Dio. Molte cose lui scoprì come segno della sua spiritualità e santità.
In una lettera da lei scritta a chi avrebbe potuto condannare il pilota da lei curato, che aveva tradito tutti, ci rivela il suo cuore, la misura della sua giustizia che nasce dal perdono! Perdono che con autorevolezza le fece chiedere “ai suoi ragazzi” di non farle giustizia privando della vita chi l’aveva tradita!
Come Canossiane ci siamo poste un ulteriore interrogativo: M. Luisa Arlotti era amata come s. Bakhita? come si conoscevano e si aiutarono?
A Schio sappiamo di educande che chiamarono Luisa la figlia per onorare m. Arlotti.
A pg. 211 di Madre Moretta, sorella universale, ancora ci parla (Schio 2018) un giovane testimonia come suo papà si accordò con m. Luisa Arlotti perché trovasse il modo di fargli incontrare m. Bakhita.
Ci sembra di comprendere che sia m. Luisa che m. Bakhita hanno testimoniato una carità eroica ed i loro interlocutori, testimoni del loro amore per Dio e per il prossimo, sono tutt’oggi felici di aver aiutato entrambe nelle loro imprese di carità.
M. Luisa ci invita oggi a ringraziare il Signore per averla aiutata a superare le situazioni dolorose attraversate, e così come m. Bakhita invitava alla conversione dei cuori per evitare sciagure peggiori anche m. Luisa che diceva “…Non venite a parlarmi di medaglie! Non ho fatto niente di più del mio dovere di suora e di infermiera…” ci chiederebbe di custodire la fraternità, sempre riconoscente per le vite salvate di chi aveva curato e amato come vera Madre. Questo l’unico segno che accetterebbe per sentirsi attribuire dalla fondazione Gariwo – il 6 marzo 2024, nel giardino di Milano – il titolo di Giusta delle nazioni!
Comunità Canossiana Schio Bakhita