DONNE NELLA CHIESA ARTEFICI DELL’UMANO
5 febbraio e 7 marzo S. Bakhita a Roma – un’umanità ferita trasfigurata
Un primo invito a parlare di s. Bakhita a Roma ci è giunto, quest’anno, da Talithakum, la rete internazionale contro la tratta che nella prossimità della festa di s. Bakhita organizza tempi di formazione per chi nei vari continenti lavora in progetti di riscatto e riabilitazione delle vittime di sfruttamento.
https://womenchurch2024.com/it/
Qui a fianco la prima pagina del sito dedicata al convegno su dieci donne sante che hanno donato alla Chiesa umanità. Il logo del giubileo del 2025 ci fa percepire che, anche con s. Bakhita, la Chiesa si è già messa in cammino verso il GIUBILEO DELLA SPERANZA!
La partecipazione al convegno è stato un processo durato un anno, fatto di disponibilità a presentare una persona santa in forma dialogica, con un coordinatore del panel che ha accoppiato i santi due a due, secondo le loro caratteristiche. In una prima piattaforma ci siamo incontrati con tutti i relatori e i loro coordinatori mentre, in un secondo tempo, con l’altro membro del panel, dopo aver dialogato con il coordinatore che già aveva visionato la nostra traccia di condivisione e dato consigli per focalizzare non solo gli aspetti biografici ma anche il suo dono specifico della santa presentata e il messaggio per l’oggi.
L’esperienza ha determinato una profonda riflessione, colta nella vita stessa di s. Bakhita. Lei stessa parla di sentirsi sul Tabor quando, alla fine dei suoi giorni era estremamente sofferente. Pensando si fosse confusa la si corresse dicendole che era nel Calvario. “No sono davvero sul Tabor” ribadì, e chi l’ascoltava non sembrava comprendere. Ma di lei più di una volta i testimoni ribadiscono che la scoperta della vita spirituale le donò la certezza che la sua vita poteva ancora essere vissuta in pienezza, non siamo solo il nostro corpo, infatti, ma abbiamo un’anima in cui Dio dimora e dal cuore Dio ci istruisce e conduce! Era del Signore la voce che l’aveva guidata nel bene operare, nello scegliere ciò che ci rende liberi. Questa la libertà di cui Bakhita aveva sempre fatto tesoro. “Io ho sempre avuto un solo padrone” rispose a M. Anna Dalla Costa, perché era al suo cuore che obbediva, chi le dava ordini era il padrone di turno, non il suo vero Signore! Questa consapevolezza ha certamente aiutato s. Bakhita a vivere il perdono come dono, come certezza che nessuna creatura poteva privarla della sua vita, e che c’era sofferenza, infelicità per chi non era libero di amare. Ecco che l’amore più umile ha trovato in s. Bakhita sfaccettature poco capite dai suoi stessi contemporanei che la giudicavano umiliata quando lei sceglieva, invece, di essere libera di amare, amare senza misura, amare tutti, anche i suoi nemici per cui ha chiesto conversione e salvezza. E da un tale perdono fluisce la pace, la bellezza della vita, l’assenza di condanna. Ecco l’umanità che s. Bakhita ci riconsegna per aver sperimentato la disumanità, e da qui la compassione, senza permettere al peccato di divorarle il cuore. La sua carne ferita conobbe così già in terra la trasfigurazione per la sua resilienza, forza d’animo, capacità di dialogo nella carità umile, quotidiana, riconoscente per un Padre che perdona sempre perché in tutto c’è il limite della fragilità mentre solo l’amore supera ogni barriera e vive per sempre come linfa silenziosa che permette la vita di tutti! Per maggiori informazioni rimando agli articoli di approfondimento: Dalle Fonti d’Archivio alla profondità del cuore di s. Giuseppina Bakhita, in: www.canossianbakhitaschio.org
Sor. Maria Carla Frison – Schio 20 marzo 2024

Si può leggere e scaricare in pdf il documento del convegno nei link qui sotto:
Dalle fonti d’archivio alla profondità del cuore di s. G. Bakhita (parte prima)
Dalle fonti d’archivio alla profondità del cuore di s. G. Bakhita (parte seconda)