DON LUIGI BOLLA TORNA A SCHIO!
1 ottobre 2024
Don Vincenzo Santilli incontra s. Bakhita.
Dal 2019, accompagna don Luigi Bolla nel processo di canonizzazione.
A sinistra don Luigi Bolla, a destra don Vincenzo Santilli e Carlo Bolla, nipote di don Luigi Bolla.
Padre Vicente (Vincenzo) Santilli, missionario salesiano in Perù dal lontano 1956, visita il Santuario di S. Bakhita, la mostra permanente e gli acchivi, oltre al grande gruppo bronzeo, per devozione personale e per il collegamento spirituale a S. Bakhita di Padre Luis (Luigi) Bolla, Servo di Dio, suo amico personale e collaboratore nella missione presso il popolo Achuar della selva amazzonica peruviana.
S. Bakhita influì nella vita – e forse nella vocazione missionaria – del Padre Bolla, che la vedeva ogni mattina, da chierichetto, alla S. Messa, quando aveva 12 anni. L’ha sempre portata nel cuore e nella narrazione della sua vita e vicenda, che raccontava agli Achuar. Padre Santilli segue personalmente da vicino, presso la diocesi di Lima, il percorso della causa di beatificazione e canonizzazione di Padre Bolla.
Perù – “Puoi essere un prete e un missionario. Camminerai molto nella tua vita”: don Luigi Bolla, missionario che seppe inculturare il Vangelo
13 Febbraio 2019
(ANS – Lima) – Il 6 febbraio, è stato l’anniversario della morte di don Luis (Luigi) Bolla, SDB. La sua memoria, anche con il passare del tempo, è ancora viva tra la gente per cui ha speso la vita. Don Bolla trascorse oltre 50 anni tra le popolazioni indigene, in una zona inospitale, di difficile accesso e in condizioni molto dure, nel cuore della Foresta Amazzonica.
di don Vicente Santilli, SDB
Don Bolla, chiamato “Yánkuam” dagli indigeni Achuar, nacque a Schio, Vicenza, l’11 agosto 1932 da una famiglia molto credente. A 7 anni iniziò a frequentare l’oratorio salesiano. I racconti dei missionari lo motivarono dal punto di vista vocazionale. All’età di 11-12 anni, nella cappella dell’oratorio, sentì una voce che gli dice: “Puoi essere sacerdote e missionario. Camminerai molto nella tua vita”. Il suo sogno era quello di vivere per sempre in qualche remota foresta della terra, con l’unico scopo di far conoscere e amare Gesù.
Con grande emozione, il 22 novembre 1953, lasciò il porto di Genova per l’Ecuador. Aveva 21 anni. Imparò rapidamente lo spagnolo e la lingua Shuar per lavorare con gli indigeni di quel gruppo etnico. Ordinato sacerdote, chiese al Signore di poter apprendere le lingue indigene, di andare sempre nei luoghi più lontani e difficili tra i popoli indigeni, di essere strumento del Signore perché abbiano il dono della grazia di Dio per salvarsi.
Quando vide che gli Shuar avevano chi si prendeva cura di loro, mentre gli Achuar erano abbandonati a se stessi, illuminato da Dio chiese di potersi donare a quel popolo. Ai superiori disse di non voler andare in missione come un conquistatore, ma di rispettare e difendere le loro terre, di poter vivere come loro, pur conservando la sua identità sacerdotale e religiosa, e di confidare pienamente nella Provvidenza senza chiedere nulla all’Ispettoria.
Ottenne così il permesso di fondare la missione di Wichim insieme agli Achuar. Trascorse 30 anni in Ecuador e 30 in Perù. In questo secondo Paese vi giunse nel 1984, per lavorare nel Vicariato Apostolico di Yurimaguas. Anni di solitudine e isolamento lo attendevano, a causa della distanza e della mancanza di una comunità religiosa.
Si identificò profondamente con il popolo Achuar. E, nonostante i pericoli e le minacce di ogni tipo, non perse mai la fiducia in Dio. Continuava a indagare sui costumi, l’etnologia e la cultura degli Achuar, e portava avanti la sua principale missione: annunciare il Vangelo a tutti gli Achuar, che amava come suoi figli.
Don Bolla non si limitò ad annunciare la Parola di Dio, ma fece del suo meglio per accompagnare il popolo Achuar nella loro organizzazione: promosse l’educazione e si occupò della salute e dello sviluppo alternativo di questo popolo. Scrisse anche molto su di loro.
Il Rettor Maggiore ha approvato l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione.
La vita di “Yánkuam” si è spenta come una candela, ma il suo ricordo rimane vivo e la sua testimonianza aiuterà a realizzare “una Chiesa sempre in uscita”.